Dal 1531 a Napoli esistevano due “vico dei Greci”, stradine dedicate al popolo ellenico da sempre legato all’Italia Meridionale e, in particolare, alla città partenopea. I due toponimi rimasero fino al 1923, quando Mussolini decise di far scomparire ogni riferimento ellenico in seguito all’uccisione di alcuni ufficiali italiani in missione in Grecia per definire i confini con l’Albania. Quasi tutte le città italiane dove erano presenti toponimi legati alla Grecia seguirono la disposizione del Duce. Roma non si allineò e, infatti, via dei Greci ancora oggi rimane, una traversa di via del Babbuino, celebre strada del centro storico della Capitale tra Piazza di Spagna e Piazza del Popolo.
Nella città di Napoli vico dei Greci divenne vico Tellini, generale italiano morto in quella missione. Poi assunse l’attuale via di San Tommaso d’Aquino. Vico dei Greci alla Marinella, a Borgo Loreto, nei pressi di via Marina, fu intitolato ad un altro caduto, il maggiore medico Luigi Corti, per sparire per sempre anni dopo.
Nel 2009 il Comune di Napoli modificò le targhe stradali di via San Tommaso d’Aquino aggiungendo la frase: “già vico dei Greci” con la promessa di riconsegnare alla memoria ellenica quella strada. Finalmente, dopo alcuni anni si è deciso per l’affissione della nuova targa muraria, affermando con piacere la presenza dei Greci nella città partenopea.
Sabato 28 novembre 2015 si è svolta la cerimonia ufficiale del ritorno all’antico toponimo di via San Tommaso D’Aquino, nel quartiere San Giuseppe, dove si trovano anche la sede della Comunità Ellenica di Napoli e Campania e la Chiesa Greco-Ortodossa dei S.S. Pietro e Paolo.
La presentazione della targa del nuovo toponimo si è tenuta alla presenza del Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, dell’Ambasciatore della Repubblica Ellenica a Roma, Themistoklis Demiris, del Presidente delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia, Jannis Korinthios, e di altre autorità del mondo istituzionale e culturale italiano e greco.
L’evento è patrocinato dal Ministero degli Esteri della Repubblica Ellenica, dalla Soprintendenza Archivistica per la Campania, dall’Archivio di Stato di Napoli e dalla Società Filellenica Italiana.